Lemon B & B

Lemon B & B
Dadà e la casa di terra innevata

giovedì 1 settembre 2011

Ascolta la neve!

http://www.youtube.com/watch?v=eH4oGJcCzdM&feature=fvwp&NR=1
(Apritelo e leggete)

Lui: Apro le tende, voglio vedere la neve che cade.
Lei: No, per favore, resta qui, lascia che il mio ginocchio riempia l'incavo della tua caviglia.
Ascoltiamola cadere, lasciamoci la sorpresa del paesaggio per domani, centelliniamo i sensi.
Lui: Ascolto, tu parla, io ascolto e tu parla, io ascolto e tu parla.
Lei: Avevo lunghi riccioli biondi, un vestito di velluto blu, con i polsini bianchi, scarpe di coppale nere e  un sorriso rotondo, avevo tutti intorno a me, e il pianoforte era al centro della sala, il pianoforte nero, a coda, grande immenso e i miei piedini arrivavano a malapena a toccare il pianoforte. Le mie manine seguivano esperte gli insegnamenti della mia maestra, ora dopo ora, cresceva dentro me un amore forte, potente duraturo, un amore unico, mai pago, un amore disinteressato, quello per la musica.
Lui: Fallo ancora, pigia le tue dita sulla mia pelle, sulla mia schiena, fa' di me il tuo pianoforte.
Lei: Tu sei l'altro, il negativo, l'amante, il razionale, il sesso, la profanazione.
Lui: (discostandosi da lei) Non è di certo quello che mi sarei voluto sentir dire, mai, da nessuna donna mai.
(si alza, e con il lenzuolo attorno alla vita si avvicina alla finestra)
Lei: non aprirla, fidati di quello che senti, non aprirla, fidati di te stesso, fidati di me.
Lui: (immobile con un lembo di tenda in mano piega la testa verso il petto) suonami qualcosa, usa la mia schiena e suona, usa le tue mani e suona questa neve.
Lei: (allungando le dita affusolate verso di lui nella penombra) vieni, torna a letto, giaci con me, in mezzo al nostro odore, senti il mio profumo, ascolta la neve che cade, vieni vicino a me cerca ogni mio incavo, e percorrilo con le dita. Silenzio, non parlare, ascolta, fidati di te.
Lui: ma chi sei? (Si allontana dalla finestra e carponi sul letto raggiunge il viso di lei) Chi sei, chi sei, chi sei...
Lei: non è importante, è importante soltanto che sono, come tu sei, ascolta il tuo respiro, ascolta il mio, recupera il tuo tempo, svieni accanto a me e ascolta la neve che cade. Il latrato di un cane, il rumore di una carrozza sul vialetto, il rumore del letto che cigola, del legno che arde. Recupera, e assorbi, e sarai pronto.
Lui: non voglio essere il tuo amante, il negativo, voglio essere il tuo amato.
Lei: ama te stesso e lo sarai, sciogliti tra i miei capelli, annusami, raccontami, leggimi, vivimi.
Lui: ma chi sei? chi sei? chi sei?
(si rialza, arriva alla tenda, sta per aprirla... ma si ferma e annusa l'aria, lei in ginocchio sul letto nuda, lo guarda con aria sorpresa, lui si gira, e lascia cadere la tenda di nuovo, le prende le mani, si alzano e sul letto in piedi ballano, ballano e poi ballano e poi ancora ballano, la stanza gira con loro, i loro corpi sono sudati, lei ha la schiena completamente curva e i capelli toccano i polpacci e lui la tiene per la schiena e lei sembra spezzarsi tra le sue braccia, l'inverno di Vivaldi risuona nelle loro orecchie in mezzo al silenzio della neve che cade).
Lui: com'è potente la vita, come è forte l'emozione, cosa c'è di più bello del suono della neve che cade, cosa mi hai insegnato in questa notte di freddo? Mi hai insegnato a respirare, mi hai insegnato l'emozione, mi hai insegnato la vita, mi hai insegnato chi sono, cosa posso provare e come posso fidarmi di me. Mi hai insegnato la gioia, la spensieratezza, il delirio, l'estasi. Ora posso aprire la finestra?
Lei: (con gli occhi in mezzo ai ricci) sei egoista, non puoi aver ascoltato il suono della neve. Non serve mentire a chi di menzogna non si nutre, non serve incantare chi di magia non se ne intende, serviva che tu fossi te stesso, un grande attore sei diventato, non posso fare altro, che andarmene.
Lui: no no no, eccolo il suono della neve lo ascolto, non andare, sono pronto non mi vedi?, sono qui, senza aprire le tende, aspetterò fino alla morte e arriverà il paesaggio di neve davanti ai miei occhi, non andare, so che nevica ne sento l'odore non andare per favore, resta qua suona il pianoforte con i tuoi ricci biondi di bimbetta, ridi contenta, sono qui, sono io colui che cercavi, la sento la neve... (la neve... detta senza alcuna convinzione).
Lei: non basta rispondere, per essere veri, non basta produrre echi per sembrare se stessi, non occorre nulla, solo ascoltare, non ne sei in grado, non suonerai mai, me ne vado, vai pure alla finestra (mentre dice questo si veste), apri quella tenda, guarda quel tuo piccolo vialetto, e poi torna a letto da solo, ad aspettare che arrivi la pioggia, per poi guardarla di nuovo battere su quel tuo stupido vialetto, poi torna a letto e aspetta che arrivi il sole, e poi alzati e vai a guardare alla finestra quello stupido spicchio di terra del tuo stupido vialetto, non c'è altro spazio per te, se non per te stesso e la tua pochezza... (aprendo la porta)
Lui: (incattivito, perché intercettato nel profondo) ora dove andrai troia, dalle dita che suonano?
Lei: ad accordare un altro pianoforte... suoneremo cadere la neve. (chiude la porta)
Lui: (a bassa voce) no resta, resta resta resta resta (ossessivo) (poi velocemente si avvicina alla finestra, apre la tenda e c'è una finestra chiusa, c'è il muro e l'intonaco, lui si piega in ginocchio lì davanti e piange piange piange urlando) SIPARIO

1 commento:

  1. Iride...Iride...Iride....Iride...Iride.....Iride.....c'è una folla bloccata davanti quella finestra, ci sono popoli che guardano i mattoni sovrapposti l'uno su l'altro pensando che la vita è quel muro....Vittime o affabulatori deliranti han...no paura di ascoltare e di ascoltarsi....Penso a tutte quelle volte in cui anch'io mi sono "pallata" davanti a quel muro e alla solitudine meschina che quel muro mi regalava...tristezza ma anche gioia, perchè se sono quella che sono lo devo a quel muro.....baci...Giuseppina Tumbarello

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