Lemon B & B

Lemon B & B
Dadà e la casa di terra innevata

venerdì 21 ottobre 2011

A...lambiccarsi il cervello... Il tempo e' un neutrino

E c'era una volta una bellissima fanciulla che decise di farsi suora, i bombardamenti su Roma interruppero questo sogno. La bellissima ragazza dagli occhi pervinca, torno' a casa con il sogno naufragato. Trovo' Dio, nagli occhi stanchi e doloranti di un uomo tornato dal campo di concentramento in Germania. Furono anni passati a dimenticare curando le ferite di un'anima e un corpo dilaniato dal dolore. C'era una volta una donna di ottant'anni che ne dimostra sessanta. Che ama la vita e la morde piena di voglia e appetito. Cammina tutte le mattine per ore in riva al mare, fa colazione con le amiche, sale sugli aerei e viaggia il mondo. Il sorriso e' largo e vero, il suo parlare e' dritto e sincero. Poi c'era una volta un uomo solo, il cielo negli occhi. Viaggiava sopra questo mondo, guardandolo sempre dall'alto di un aereo. Non e' difficile volare, basta avere la voglia di essere liberi. 42000km di volo dentro agli occhi e nel racconto il tramonto diventa giorno senza sbalzi di fuso orario. Passano così le notti in ospedale: frequentando il dolore, il passato, il presente e le speranze per il futuro di eccezionali, splendidi esseri umani, Dio, ne sono sempre più convinta, e' in ognuno di noi, se solo lo sapessimo! Sono in attesa Vibro il mio sguardo Concrete carezze Parole ondulate Raccolgo rami Intesso trame Avida gola Ingoio sminuzzate Minuziose novelle Arde ceppo ardito Seduta sciorino preghiere Albe dal sapore di buio Bocche intraviste Sorprendo il tuo ghigno Nascondi alambicchi di vetro Nascosto pozioni reclami Elaboro introietto mi scaldo Fumo rotolanti pietre di dolore Piroetto il pensiero Di nuovo una novella da riesumare. (notti in ospedale)

mercoledì 19 ottobre 2011

Appuntamento con mia madre.

Una preghiera si leva fino al cielo, una prece lamento urla dal fondo di anima persa, un anelito irrompe a svegliarci la veglia. Il cuore in tormento cadenza un tempo che vorrei fosse già passato. Nel frattempo, il sogno si sveglia e mi lego i capelli, nel frattempo mi desto e intreccio le dita tra perle a decine rinnovando richiesta d'aiuto. Mia mamma cara, e' stato tenero oggi aggiustarti i capelli come tu facevi a me quando ero bambina. E' stato un incanto perdermi tra i tuoi grigi occhi impauriti senza averne l'aria. E' una prova di vita, questo mi hai sempre insegnato. A tirar dritto, senza perdersi e perdersi d'animo mai. Domani avrai un nuovo segno sulla pelle, a raccontare di te, dall'ombelico fino al pube. Da dove iniziasti tu il cammino a dove lo insegnasti a me. Eppure e' domani, non troppo lontano se fosse un giorno qualsiasi, invece e' domani. Inizierà dopo tutta questa intera fottutissima notte. Occhi cerulei, biondi capelli, tutti si son sempre chiesti come fosse possibile io figlia tu madre. Oggi nessuno se lo chiedeva, eravamo un unico corpo a sorprendere lo stesso pensiero. Eravamo io e te colme d'amore e di tenerezza. Speranza, questa la parola di questa nottata. Tu la' in quel letto anonimo, rinverdito dai tuoi libri, dai tuoi occhiali, dalla tua tazza e dai tuoi ricami. Io qui con i miei libri, con i miei occhiali e con la mia tastiera e le mie dita. Ti do la mano, mamma mia, come quando piccina, la cercavo per non aver paura di addormentarmi. Sogneremo insieme quel tanto che basta fino a che non arrivi domani. Il sogno si desterà, e io avrò bisogno di te come non ho avuto bisogno mai. Sarò li con te e nulla ti turberà, sarò li con te perché in nessun altro posto sarò. Ho bisogno di te mammina cara, e tu di me... Ti amo, torna presto tua Iride.

martedì 18 ottobre 2011

Dilatato tempo presente.

Non credo si possa più far niente. Non credo basti più lambiccarci a cercare notizie, non credo bastino catene umane, o manifestazioni o violenze più o meno efferate. Non serve... Unica, determinante  situazione da preservare, credo, sia soltanto quella di tenersi uniti ai nostri cari, di guardarli negli occhi e vivere con loro il presente dilatandolo fino a farlo diventare un unico tempo: quello che a noi serve. Non dobbiamo mai dimenticarci degli occhi dei nostri figli che, ancora piccoli e ingenui hanno il respiro degli angeli, non deve passare inosservato, neanche un minuto, accanto a loro. Cresceranno e non sara' più così come e' ora. Dimenticheremo che i loro capelli sanno di pastello temperato, dimenticheremo quel buco sui denti, dimenticheremo il cioccolato intorno alle loro labbra e la maglietta appena indossata macchiata dal gelato che cola. Non ci saranno più le loro mani che cercano le nostre, i loro piedini che corrono felici scalzi nel salone, in riva al mare e sopra l'erba. Questo e' ciò che deve interessarci, perché non c'è niente di più vero della vita stessa. Fermiamoci in questo presente dilatato a scoprirci di nuovo innamorati, in ogni momento, con maggior vigore di chi e' nostro compagno, amiamo con intensità l'uomo o la donna che ogni stanca mattina fa colazione con noi. Viviamo di nuovo con il nostro amore, le emozioni grazie alle quali ci siamo regalati una famiglia, una casa, una nuova dimensione. Scopriamo che abbiamo bisogno ancora di esser presi per mano e che un bacio sfiorato sulla guancia puo' di nuovo farci respirare in maniera irregolare. Recuperiamo la nostra umanità, dedicando questo presente a chi ci ha generato, togliamo di mezzo ogni dissapore e smettiamola di fare a quarant'anni ancora gli adolescenti a rivendicare nostri diritti di bimbi sottratti da chi ora con capelli bianchi non puo' più ridarceli. Siamo adulti e da tempo avremmo dovuto imparare che i genitori sono mamma e papa' infallibili fino a quando noi oramai adulti non capiamo che sono mamma e papa' esseri umani con pregi e difetti. Recuperiamo i nostri genitori in questo dilatato presente abbracciamoli davvero, prima che se ne vadano lasciando poi in noi un vuoto incolmabile, la solitudine e la certezza di non poter più dire "mamma" e ricevere una risposta "dimmi figlio mio" . Che ce ne importa di chi presente non ha, che ce ne importa di chi amore non da e non riceve. Che ce ne importa di chi credendo di aver potere e soldi rinnega in ogni momento l'infinito che possiede. Una carezza sulle gote, un sorriso sincero, una lacrima che scende in cui riporre speranze, un anelito di vento a scompigliare queste nostre insane certezze: non c'è niente di più urgente dell'amore nulla.

sabato 8 ottobre 2011

Ditirambo

Il partito "forza gnocca", Vasco Rossi che si e ci spiega sulla sua pagina facebook, wikipedia che chiude e poi riapre, la legge bavaglio, i soliti sordidi intrighi di palazzo e la solita putrida faccia di chi se ne frega disonestamente di tutto e tutti.
Questo accade in Italia, questa Italia, la mia Italia.
Spengo il PC, vado a vivere e mi trovo di fianco a personaggi e in mezzo a situazioni che avevo spento dentro a quel PC.
Chi vive accanto a me, è stato contagiato, è stato contagiato dai batteri e virus che banchettano nelle aule di Montecitorio,  si propagano dalle persone che in Italia sembra detengano potere o che siano considerate icone e arrivano alla plebaglia da poco più di mille euro al mese.
Quindi non c'è del marcio solo in Danimarca, il marcio è arrivato fino a noi. E mi domando e se anch'io fossi stata contagiata?
Vivo quotidianamente situazioni surreali, al limite del grottesco.
Per sopravvivere in mezzo a questo laido modo di interpretare i rapporti, in questo modo lercio di comunicare, di esprimere se stessi, vivo come una funanbula, a dieci metri dal suolo.
Non ho più paura di cadere, sono una provetta circense, e poi so che in mezzo a sto baillame, non si cade mai, tutto è lecito, tutto è possibile e tutto viene dimenticato.
Occorrerebbe insegnare all'uomo cosa è decente e cosa non lo è, occorrerebbe insegnare all'uomo dove finisce  il possibile e dove inizia l'impossibile, ma forse è proprio qui che arriva la spiegazione dello stravolgimento della fisica, della matematica, che non sa più come si risolve la formula di Einstein con i nuovi dati della velocità dei famosi neutrini, è qui che si restringe il campo e si allarga all'infinito, non c'è nulla di certo, tutto è opinabile, basta provarlo. Con le scienze è arduo e una volta opinato non si torna indietro si guarda avanti, invece con le cazzate quotidiane, coll'essere essere umano, questa capacità dell'opinabilità porta tutto avanti e poi tutto indietro, senza regole, mistificando e profetizzando, utilizzando leve morali, utilizzando stereotipi sociali, utilizzando le masse e desertificando il pensiero.
L'uomo è superiore alla scienza, l'uomo è la scienza, poi potrei aggiungere che l'uomo è superiore alla poesia, l'uomo è la poesia, posso ancora dire che l'uomo è superiore alla teologia, l'uomo è dio in sé.
Ma questo, ce lo siamo dimenticato. Lo sapevamo, non venite a dirmi che non lo sapevamo, ce lo siamo dimenticato. Lo abbiamo perso nei meandri di una vita corrotta e da corrompere, ce lo siamo dimenticati a basso prezzo. Siamo come quelle ragazze che si credono bruttine e che quindi basta niente per farle cadere in trappola e tormentare. Siamo come le donne tiranneggiate da mariti o compagni che le picchiano perché sicure di non meritare altro.
Sovrastrutture, un tempo le chiamavamo, ma ora non sono solo sovrastrutture, sono altro, al di sotto dell'essere umano sociale, al di sotto delle nostre capacità di comunicazione, sono incertezze e fragilità date per assiomi, che, siamo sicuri, non poter più togliere dalla nostra pelle. Come se si trattasse di DNA.
Amare è ancora possibile. Odiare anche.
Comporre, creare, alzarsi, cadere, scusarsi, ricominciare, riprendere, respirare, donare, restringere, abbattere, difendere, lottare, sudare, immergersi.
Abbiamo un sacco di infiniti da utilizzare mentre viviamo questa nostra meschina esile e scoraggiante esistenza.
Abbiamo permesso che distruggessero il nostro vocabolario, abbiamo permesso che ci imparassero a parlare per frasi fatte, abbiamo permesso che ci insegnassero il sesso bieco per poi chiamarlo amore.
Abbiamo permesso che ci sfruttassero, e abbiamo ancora di più sbagliato, miseri noi, quando abbiamo lasciato che mettessero le mani nelle teste e nelle tasche e nel futuro dei nostri figli, come le mogli di pedofili, che girano la faccia e fanno finta di non vedere i loro figli martorizzati.
Diciamo sì, anche quando diciamo no. Ci basta tutto. Ci accontentiamo del niente. Anche l'arte, non deve essere più in grado di trasmettere, non deve lasciare messaggi, non deve andare dove è solita andare. L'arte sta là, come oggetto di culto, perché è arte, come se uno a casa tenesse la tuta di un astronauta, così si tengono se si tengono, le sculture i quadri i libri la musica dentro casa. Per lo stesso motivo... non le utlizzeremo mai.
Allora, mentre lavoro, mentre esco, mentre mi confronto, mentre ascolto, mi sorprendo a sperare di sorprendermi. Mi sorprendo a sperare di guardare negli occhi qualcuno che le lacrime le ha davvero, mi sorprendo a sperare di trovare qualcuno difficile da catalogare, mi sorprendo a sperare di sentire qualcosa che mi scalfisca l'animo... l'unica cosa che devo fare, invece, è tornare a casa e sentire la voce della mia famiglia.
Grazie Steve Jobs, è vero che hai creato la ruota per i primitivi del secondo millennio, peccato che però non sanno che farsene, non vivranno mai l'oggetto, saranno solo alla sua mercé.

http://www.youtube.com/watch?v=e_JlHuh3HTQ