Lemon B & B

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Dadà e la casa di terra innevata

mercoledì 7 settembre 2011

Ludovico Einaudi e lo scroll


E' stranissimo, sono collegata su facebook e leggo i post che arrivano sulla mia home. E' incredibile, ho le note di Ludovico Einaudi nelle orecchie "Andare" il pezzo, e mi lascio cullare dal mare increspato del web.
Guardo le immagini che si susseguono incessantemente, lo scroll, sembra un film, sembra quelle sequenze in cui, il regista decide di togliere il sonoro per mostrare ancora più con vigore immagini di morte e di solitudine. Questo accade davanti ai miei occhi. Immagini di uomini in piedi di fianco a una bandiera arricciolata con il sole cocente di fronte agli occhi, che cerca di dire qualcosa a un paese sordo muto e cieco, sono davanti a Montecitorio, e a fermare il nulla che sembra graviti attorno a loro, visto che nessuno ne parla, ci sono i blindati, forze di polizia, a rendere il tutto surreale e nichilista.
Ecco apparire, la foto del presidente, non mi va neanche di scriverne il nome, deriso e strattonato continuamente, ma in quelle foto egli ha sempre il sorriso finto dei suoi show delle sue bugie, delle sue escort e dei suoi quattrini. Quasi inattacabili, quelle sue pose, hanno lo schifoso meccanismo di azzerare tutto ciò che c'è scritto accanto, tutto diventa macchietta, tutto diventa luogo comune, tutto diventa amenità di fianco, sopra o sotto quella immagine trita e ritrita.
Poi, nel mio scroll silenzioso con sottofondo Einaudi, si affacciano fotografia di tacchi a spillo, di tre o quattro ragazzine, sì loro inconsapevolmente consapevoli preferiscono fotografare le loro scarpe, atto, questo, volto a suggellare il loro patto-battesimo con il nulla che assorbirà le loro personalità da qui ai prossimi quarantanni.
Tornano immagini della Libia, non riesco a leggere il titolo che subito sono soppiantate da cinque facce di ragazzini strafatti che ballano in qualche discoteca "artificiale" della riviera adriatica. E le immagini si sovrappongono quelle braccia alzate al cielo, sono lo stesso urlo di dolore di quei ragazzi-guerrieri in Libia.
Ecco un immagine dell'ecce homo, che però è un lavoratore, uno di noi, dopo la manovra di questi giorni. Queste immagini sono violente, l'unico riparo per il mio sguardo è la musica sublime di Ludovico Einaudi, "March" di Wendy Carlos,  variazione sulla Nona Sinfonia di Beethoven, era per Alex di "arancia meccanica" il riscatto al dolore dell'uomo, questa musica lo diventa per me, potrebbe far sciogliere amanti, potrebbe accarezzare la nuca di un uomo che guarda il tramonto, potrebbe sottolineare un momento di abbandono, ma ascoltata con le immagini dell'informazione del mio scroll su facebook, diventa rabbiosa, quasi una tortura. (guarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=Fcp3U36fhjM )
Provo: clicco su più recenti, si boicottano le multinazionali, Valentino Rossi piegato percorre una curva in orizzontale, poi ecco qualcuno posta una canzone... fermo qui il dolore, fermo in questo attimo la mia perversione, canta Vecchioni la posto qui.

http://www.youtube.com/watch?v=FxgxtlGZWvw

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