Lemon B & B

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Dadà e la casa di terra innevata

mercoledì 7 settembre 2011

Quindici giorni di sciopero.


Ieri sera, mia figlia ed io abbiamo assistito all'accoppiamento di due lumache, è stato incredibile, era una danza con veli, tutto era argento e colore della terra, ci siamo strette una all'altra e cercavamo di capire cosa stesse succedendo, uno spettacolo solo per noi, erano attaccate al loro filo a testa in giù, lungo una colonna del mio porticato. Mentre stanotte ripensavo a quelle due lumache e allo spettacolo che ci avevano regalato, è arrivato di lato un altro pensiero, quello dello spettacolo innaturale che noi esseri umani, invece sappiamo regalare.
Ho pensato a come noi, fossimo così lontani dal creato rispetto a quelle due lumache eteree. Ho riflettuto tutto il giorno su quello che stava accadendo in Italia, nel mondo, nel mio posto di lavoro, tra le gente che conosco.
E non c'entravano niente le lumache, erano distanti anni luce. Il loro spettacolo si affievoliva mano mano che pensavo alla nostra grande attualità.
Attualità, una parola grande, troppo nuova, se ci si riferisce al mondo di oggi e agli uomini di oggi. Siamo tornati al primitivismo, senza però avere la spinta alla conoscenza che i primitivi avevano. Essi, infatti, creavano oggetti, per utilizzarli, perché a loro occorrevano, essi, i primitivi, vivevano l'oggetto. Noi oggi siamo vissuti dagli oggetti e dalle nuove conoscenze, non ce ne appropriamo, anzi ci lasciamo condizionare l'esistenza e la dignità.
Per qualsiasi oggetto, ancor più se tecnologico, siamo disposti anche a mangiare pane e sputo, ma per la nostra dignità non siamo disposti a fare nulla.
Eppure non sarebbe difficile riappropiarci del nostro destino, basterebbe togliere dal nostro budget il costo di un televisore o di uno smartphone e tutti insieme riusciremmo ad alzare la voce così forte da far turare le orecchie a chi non vorrebbe ascoltarci e non ci ha mai ascoltato.
Le industrie, le banche, le multinazionali, il potere, hanno capito come si fa ad indirizzare le masse. Bastano quattro messaggi in croce, creati da creativi, (così chiamano i pubblicitari, che di creatività non hanno nulla), e noi sentiamo dentro di noi bisogni che non avremmo mai voluto sentire, che non pensavamo neanche di avere. E siamo fritti, cervello fritto, sensibilità fritta e coscienza obliata.
Basterebbe fare poco, basterebbe soltanto che dentro di noi, riuscissimo a sentire il vero bisogno dell'uomo, quello di dignità, rispetto, riscatto, basterebbe che i bisogni li imparassimo a leggere dentro di noi, senza ascoltare chi ce li confeziona per farci gregge.
Non sarebbe, allora, nulla impossibile, e lo sciopero di un giorno non ci basterebbe, capiremmo che solo per un lungo periodo potremmo dare scossoni alle tasche di questi uomini fatti solo di tasche, i signori della nostra politica che poi è la nostra vita. Quindici giorni di sciopero ad oltranza, sarebbero una pestilenza, una carestia per chi vive sulle nostre spalle, per noi equivarrebbe al costo di un televisore, che è anche il costo della nostra dignità, valiamo pochissimo... per loro, invece, sarebbe uno sfacelo, una rottura peggiore di una rivoluzione.
Ma questo la signora Camusso, lo sa, non potrebbe mai succedere, nessuno rinuncerebbe per i propri diritti e per i diritti dei propri figli a mezzo mese di stipendio, solo perché non ne sentono il bisogno, e allora non sa come chiederle queste quindici giornate di sciopero.
Sarebbe bello, essere uniti, sotto una sola campana, quella della solidarietà e della dignità. Uomini italiani, persero la vita per questi motivi non più di cinquantanni fa, noi dovremmo solo rinunciare a metà dello stipendio. Quella metà dello stipendio, non andrebbe a nessuno, la toglieremmo solo a noi, causando però nei privilegiati, forti fortissimi disagi.
Potremmo chiedere aiuto a organizzazioni no profit, per garantirci nei quindici giorni di dolore e di riscatto, un pasto caldo e viveri di prima necessità, colpiti nei diritti umani, ne avremmo tutte le ragioni, ma poi, saremmo ricattabili anche da queste ultime? Non ho più fiducia nell'essere umano quando si cela dietro organizzazione seppur umanitarie.
A noi, uomini e donne del 2011 non serve Mosé, non occorre che qualcuno raggiunga il monte e ci dica che ha ricevuto le tavole, non occorre che qualcuno ci dica che stiamo perdendo la strada, lo sappiamo: è noto, rompiamo i falsi idoli che nella nostra testa ci hanno infilato, togliamo di mezzo i messaggi insulsi dei media, e recuperiamo la dignità e l'amore verso questo territorio interiore che abbiamo lasciato depredare per troppi anni.
Siamo liberi, nessuno ci costringe, la democrazia è questa dittatura, che ti fa sentire libero, ma sei più schiavo che sotto ogni tipo di tirannia. Sì, perché, con la democrazia tolgono anche la facoltà di dissentire, c'è questo stato di torpore che si annida dentro di noi e nei nostri rapporti personali. Eppure liberi lo siamo davvero.
Non è difficile, questo è un urlo disperato senza voce, basterebbe fare come le lumache, far l'amore e danzare in mezzo a opalescenze e colori lunari, occorrerebbe pensare che siamo esseri umani, capaci di ogni cosa, anche la più spettacolare.

http://www.youtube.com/watch?v=VtG5Xm0S-eU

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