Mi piacerebbe, stasera, descrivere.
Potrei cominciare da un posacenere, fermo sopra un tavolo, è di colore nero, credo che sia fatto di pietra lavica, originale, a tratti se illuminato restituisce un bagliore insolito. Dentro c'è cenere e quattro mozziconi di sigaretta.
E' la stessa persona ad averlo utilizzato, tutte e quattro le sigarette sono spente allo stesso modo, con vigore, sono arricciolate, come quando si ammazzano i vermi quelli bianchi cicciotti che quasi si raggomitolano sù se stessi.
Mentre analizzo il posacenere, arriva una mano a sgrullare la cenere di un'altra sigaretta che fuma tra le dita di un uomo.
E' un uomo, che sta digitando al computer lettere, a formare parole, a formare frasi, da rileggere e da far leggere.
E' collegato in rete, sta scrivendo un curriculum vitae, e nel frattempo la cenere dentro quel posacenere di pietra lavica aumenta. Come aumenta il fumo intorno agli occhi e ai capelli dell'uomo che, ora fermo, guarda lo schermo.
Non è più giovane, ha tantissime rughe di espressione in volto.
Le labbra sono all'ingiù e la sua tristezza si propaga a quel posacenere quando con apatia e vigore spegne la sua quinta sigaretta. Rimane fermo con il dito indice sopra al filtro oramai piegatissimo, dal peso della sua mano.
Torna a scrivere, ha moltissime esprienze lavorative, ha lavorato presso una impresa di costruzioni, ha lavorato come cameriere per moltissimi mesi, ha trovato occupazione in diverse fabbriche. Quando scrive il nome dell'ultima e il periodo, riaccende il vizio.
E' dal 2010 che non lavora più, leggo la parola cassaintegrazione, e la sigaretta è ferma tra le dita e fra le labbra, il fumo arriccia l'occhio destro e si infila nel tubo lacrimario... non piange.
Sgrulla di nuovo la sigaretta nel suo portacenere di pietra lavica, chissà forse l'avrà riportato dall'ultima vacanza in Sicilia, si passa la mano libera, la destra, tra i capelli e torna a scrivere.
Il problema diventa enorme, come si riempie la casella "aspirazioni"?
Il fumo che esce dai polmoni intasati, racconta che di aspirazioni non ce ne sono più, racconta che di sogni ne ha visti infrangere troppi, di soddisfare bisogni ha bisogno, il tempo delle aspirazioni è andato, non rientrano le aspirazioni tra le sue priorità, eppure una dritta gliela avevano data, doveva scrivere un curriculum fresco, giovane, pieno di positività.
Il vestito nuovo per la comunione della figlia, la revisione dell'auto della moglie, la spesa mensile entro sabato... non c'è più latte.
Ricordarsi di chiedere a mamma se ha da prestarmi 200 euro per il dentista, glieli ridarò appena possibile.
La mano ha ripreso il pacchetto di sigarette in mano, le conta, sono soltanto tre, una ora, per finire la stesura del curriculum, una prima di andare a dormire, e una domattina.
Dopo l'esitazione, la paglia brucia di nuovo.
E la pietra lavica torna a fare il proprio lavoro... il posacenere!
Soltanto io, non ho un lavoro.
Pensa l'uomo.
Soltanto noi, a quarantacinque anni ci ritroviamo, a dover chiedere se un futuro ci sarà, ci ritroviamo, a sperare in una telefonata, a bussare di nuovo ad ogni inferriata per sapere se posto c'è.
Un posto per noi, insieme ai giovani precari.
Questo esercito di compilatori di curricula, questo esercito che ha bisogno di ammortizzatori sociali, come mendicanti col cappello in mano, ci sembra quasi di fingere la nostra indigenza.
Non siamo finti ciechi agli angoli della strada, ma ci consolano con le questue senza lavorare.
Eppure avevo dato tutto al mio lavoro. Mi ci ero dedicato, era il mio posto in società, ero riconosciuto come lavoratore.
Come si fa a nascondere il mio stato di cassaintegrato?
Cosa c'è di creativo, di remunerativo e di elevato nell'essere quella parola con tante esse e una g di fianco ad una r?
La sigaretta è quasi finita, il posacenere di pietra lavica, raccoglie le ultime briciole di un vizio che quasi sembra una virtù.
Nel momento dello spegnimento di quella sigaretta nella convessità di quel posacenere, trovano posto le domande, le risposte, i lamenti e la paura di un uomo che nacque nei favolosi anni della rinascita e che purtroppo è diventato adulto nei favolosi anni della finta abbondanza, della finta ricrescita, della finta piena occupazione e della tv puttana.
Un bluff, ecco cos'è la descrizione di un oggetto... è un bluff per parlare d'altro!
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